Il diritto all’oblio in Cassazione in Italia
25 Settembre 2023
Cancelliamo
i Dati Indesiderati
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La rimozione di notizie dai motori di ricerca come Google, è diventata una questione importante per la protezione della privacy e la libertà di informazione. Il Garante per la protezione dei dati personali in Italia svolge un ruolo cruciale nel bilanciare questi due diritti e nell’assicurare che le decisioni siano prese in modo equo e trasparente.
È importante che il processo di rimozione delle notizie sia gestito con attenzione per evitare abusi e garantire che le informazioni di interesse pubblico rimangano accessibili. In ultima analisi, l’obiettivo è proteggere la privacy degli individui senza compromettere la libertà di informazione, trovando un equilibrio che rispetti entrambi i diritti fondamentali. In questo articolo di oggi, affronteremo come la Cassazione affronti il diritto all’oblio in Italia.
Il processo per ottenere il diritto all’oblio
Cancellare notizie da internet, o dai motori di ricerca come Google è un processo complesso che presenta diverse sfide. Una delle più importanti è quella che chiama a bilanciare il diritto alla privacy con il diritto alla libertà di informazione. In alcuni casi, può essere difficile stabilire se una notizia sia di interesse pubblico o se debba essere considerata come un’ingerenza nella privacy di un individuo.
Inoltre, ci sono situazioni in cui la rimozione di notizie può essere vista come un tentativo di revisionismo storico o di manipolazione delle informazioni. Pertanto, è importante che il Garante e i motori di ricerca come Google agiscano con cautela per evitare abusi e garantire la trasparenza nel processo di rimozione. Il processo che prevedere il rimuovere informazioni personali Google non è privo di critiche e controversie.
Alcuni ritengono che ciò possa portare a una forma di censura o limitare la libertà di espressione. Altri sostengono che il processo sia troppo complicato e che le decisioni siano arbitrarie. Per affrontare queste critiche, il Garante ha cercato di garantire la massima trasparenza nel processo decisionale. Inoltre, è possibile fare ricorso alle decisioni del Garante presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) o il Garante stesso può essere chiamato a valutare ulteriormente i casi in cui sorgono controversie.
L’importanza del diritto alla cancellazione dei dati personali
Il diritto all’oblio permette alle persone di controllare le informazioni personali che vengono diffuse su Internet. Ciò è essenziale per proteggere la loro privacy e evitare che informazioni sensibili o obsolete possano danneggiare la loro reputazione o mettere a rischio la loro sicurezza. Spesso, le informazioni pubblicate online possono essere inesatte o fuorvianti.
Il diritto ad essere dimenticati consente alle persone di correggere queste informazioni e assicurarsi che siano accurate e aggiornate. Invero, non è infrequente che in alcuni casi, le persone potrebbero essere stigmatizzate a causa di informazioni passate che non riflettono più la loro situazione attuale. Il diritto all’oblio offre una via d’uscita da questa stigmatizzazione, consentendo la rimozione di dati obsoleti o fuorvianti.
La giurisprudenza della Cassazione riguardo al diritto all’oblio
La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un caso in cui un uomo, in seguito a un procedimento penale in cui era stato assolto, si era visto danneggiato nella sua reputazione a causa di un articolo online pubblicato nel maggio 2003. L’articolo citava il suo nome e cognome e trattava del suo coinvolgimento nel procedimento penale. Questo fatto lo ha portato a intraprendere una battaglia legale durata diversi anni che ha raggiunto la Corte di Cassazione.
L’uomo sosteneva di avere diritto a un risarcimento per il danno subito a causa della permanenza prolungata dell’articolo sul sito web del giornale. Secondo lui, la testata giornalistica aveva eliminato l’articolo e ne aveva pubblicato uno nuovo riguardante la sua assoluzione solo dopo diverse diffide e l’inizio del procedimento legale.
Inizialmente, il Tribunale di Pordenone aveva respinto la richiesta di risarcimento danni dell’uomo. Successivamente, la Corte d’Appello di Trieste aveva confermato questa decisione, sostenendo che:
-Non poteva essere considerato un reato di diffamazione tramite stampa, poiché l’articolo rispettava i requisiti di verità e di interesse pubblico alla conoscenza dei fatti.
-La testata giornalistica aveva agito in modo corretto, poiché aveva cancellato l’articolo in risposta alla richiesta dell’uomo e aveva pubblicato una nuova storia sulla sua assoluzione. In questo modo, la testata giornalistica aveva adempiuto ai propri obblighi.
-L’articolo del 2003 non aveva un carattere diffamatorio, e quindi l’uomo non aveva diritto a un risarcimento danni.
Questa decisione della Corte di Cassazione riflette l’equilibrio tra la libertà di stampa, il diritto alla verità e il diritto alla privacy, sottolineando l’importanza di una valutazione accurata dei fatti e delle circostanze in tali casi.
La sentenza del 1 marzo 2023 della Suprema Corte
Il 1° marzo 2023, la Corte di Cassazione ha emesso la sentenza n. 6116/2023 riguardante il caso in questione. Nel ricorso presentato alla Corte di Cassazione, l’uomo ha evidenziato che la Corte d’Appello non aveva prestato sufficiente attenzione al fatto che l’articolo era rimasto pubblicato sul sito web del giornale per circa 10 anni.
Pertanto, anche se dopo un decennio, l’articolo era stato rimosso, ma ne era stato pubblicato un altro sull’assoluzione dell’interessato. L’informazione, anche se legittima dal punto di vista del diritto di cronaca, aveva comunque danneggiato la reputazione del protagonista. Secondo il ricorrente, il giornale avrebbe dovuto cancellare l’articolo dal sito web non appena era venuto meno l’interesse pubblico, garantendo così il diritto all’oblio delle notizie negative.
Brevi cenni alla riforma Cartabia in materia di cancellazione dei dati dal web
Il decreto attuativo della riforma Cartabia (d.lgs. n. 150 del 2022) ha introdotto una disposizione che protegge il diritto all’oblio dell’imputato e dell’indagato. Questa disposizione stabilisce che una persona, nei cui confronti sia stata emessa una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere o un provvedimento di archiviazione, può richiedere che venga preclusa l’indicizzazione.
In questo caso, può avvenire l’inserimento del contenuto nei database dei motori di ricerca oppure la procedura di deindicizzazione, che comporta la rimozione di contenuti e informazioni dall’indice dei motori di ricerca sulla rete internet (cancellare notizie Google), relativi ai dati personali riportati nel provvedimento o nella sentenza.