Al giorno d’oggi la discussione sul diritto all’oblio Google è diventata una questione chiave che attraversa le frontiere nazionali. Originariamente introdotto come concetto legale nell’Unione Europea, più precisamente nel 2014 con l’emissione da parte dell CGUE della sentenza Costeja, il diritto all’oblio ha suscitato un dibattito globale sulla necessità di bilanciare la privacy individuale con la libertà di informazione.
Non si deve dimenticare che la crescente quantità di dati generati quotidianamente rende difficile il controllo completo delle informazioni personali. Inoltre, la mancanza di una normativa globale coesa sul diritto all’oblio rende complesso il garantire la protezione dei diritti degli individui in un contesto globale.
Infatti, il diritto ad essere dimenticato sul web ha attraversato i confini dell’Europa per diventare una questione globale. Tuttavia, le differenze legali, culturali e tecnologiche tra i vari paesi hanno portato a una varietà di approcci e sfide. Mentre l’Unione Europea, attraverso il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), ha stabilito un precedente importante, la sfida sta nell’adattare il concetto di diritto all’oblio a una società digitale in continua evoluzione. La strada da percorrere per bilanciare la privacy individuale e la libertà di informazione rimane una sfida cruciale nel mondo digitale globale.
Il diritto all’oblio: cenni
Il diritto all’oblio, per completezza, è un concetto giuridico che si riferisce al diritto degli individui di richiedere la rimozione di informazioni personali obsolete, inaccurate o dannose dai motori di ricerca e altre piattaforme online, si pensi ai social network.
Inizialmente emerso come risultato di decisioni giuridiche dell’Unione Europea, in particolare, come detto in apertura, con la sentenza Google Spain del 2014, il diritto all’oblio ha stabilito un precedente per permettere alle persone di controllare la loro presenza online e di rimuovere informazioni sensibili che potrebbero essere dannose per la loro reputazione.
Invero, a tal proposito si pensi che nel 2016 è stato varato, sempre dall’Unione Europea, il Regolamento generale sulla protezione dei dati personali, al cui art. 17 chiarisce proprio il diritto alla cancellazione dei dati personali dal web per cancellare notizie da Internet.
L’applicazione globale del concetto di diritto all’oblio e la differenza con l’America e l’Asia
Mentre il diritto all’oblio è stato inizialmente associato all’Unione Europea, il suo impatto si è fatto sentire a livello mondiale. Tuttavia, la sua applicazione al di fuori dell’Europa è meno omogenea e spesso influenzata dalle leggi e dalle normative locali, oltre che dalle differenze culturali e giuridiche. Per fare un esempio, negli Stati Uniti, il diritto alla libertà di espressione è prioritario, spesso portando a una visione contrastante rispetto al diritto all’oblio.
La legge americana offre una maggiore protezione alla libertà di informazione e di stampa, rendendo difficile l’implementazione del diritto all’oblio come concepito in Europa. I tribunali americani tendono a bilanciare la privacy con il principio del “public interest” e dell’accesso alle informazioni.
Tuttavia, le grandi aziende tecnologiche con sede in America, come Google e Facebook, operano su scala globale e sono spesso al centro del dibattito sul diritto all’oblio. La sfida sta nel bilanciare le richieste di rimozione con il diritto all’informazione. Queste aziende devono navigare tra le leggi locali e le aspettative globali, cercando di trovare un equilibrio tra privacy e accesso alle informazioni.
Invero, in Asia, vengono ospitate una varietà di approcci al diritto all’oblio. Mentre alcuni paesi adottano politiche simili a quelle europee, altri si basano su normative diverse, spesso con una maggiore enfasi sulla censura. La Cina, ad esempio, implementa una rigorosa censura online che influenza l’accesso alle informazioni e la visibilità dei risultati di ricerca.