Molte persone hanno la necessità di dover cancellare post o anche foto, video e così via dai social. La possibilità di eliminare siffatte notizie perviene dalla possibilità di offrire agli utenti il beneficio del diritto all’oblio. Il diritto all’oblio è stato introdotto dalla normativa espressa dall’articolo 17 del GDPR, che tiene conto del diritto di richiedere la deindicizzazione stabilito dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea con la sentenza c.d. Costeja. Ad oggi, il diritto all’oblio è stato anche oggetto di riforma Cartabia sul processo penale, la quale determina l’ottenimento automatico della cancellazione dal web delle notizie de qua laddove sia incorso un provvedimento dell’autorità giudiziaria di assoluzione piena.
Il rapporto di Google sul diritto all’oblio
Google è solito pubblicare già da oltre 10 anni nei propri rapporti sulla trasparenza le richieste governative sulla cancellazione dei contenuti. Siffatto rapporto include solo tutte quelle richieste che vengono avanzate dai governi nonché dai Tribunali. Nel corso degli anni, l’aumento delle richieste ha portato il rapporto sulla trasparenza a mostrare un aumento corrispettivo anche delle pubblicazioni nel rapporto delle medesime richieste pervenute da parte del governo. Il rapporto sulla trasparenza di che copre da gennaio a giugno 2021, rappresenta i volumi più alti che Google abbia visto su entrambe le misure fino ad oggi.
Quali sono i principali paesi per volume di richieste
I paesi con volume di richieste più alte sono in ordine: Russia, India, Corea del Sud, Pakistan, Brasile, Stati Uniti, Australia, Vietnam ed Indonesia. Ancora per volume di articoli abbiamo: Indonesia, Russia, Kazakhstan, Pakistan, Corea del Sud, India, Vietnam e Stati Uniti.
Il rapporto di gennaio 2022
L’aumento delle richieste di rimozione è consequenziale anche al notevole aumento del numero di leggi che richiedono la cancellazione delle informazioni dai servizi online. Siffate leggi variano in base al paese e alla regione e richiedono la rimozione di contenuti su molteplici questioni, in primo luogo, le principali sono: l’incitamento all’odio, passando poi per i contenuti per adulti che vengono ritenuti osceni, arrivando poi alla disinformazione medica, alle violazioni della privacy ed infine alla proprietà intellettuale.
Le leggi sul diritto all’oblio
Un focus sulle leggi appare doveroso. Molte delle leggi che puniscono gli articoli lesivi nonché la diffamazione e propongono il beneficio del diritto all’oblio agli interessati, si pensi all’art. 17 del GDPR, hanno come fondamentale ragione d’essere quella di proteggere le persone che utilizzano servizi online. Siffatte norme devono poi leggersi in senso di una armonizzazione con le regole proposte dalla piattaforma, in questo caso Google, ed alle linee guida della community che, allo stesso modo, aiutano a tutelare le persone e fanno in modo che queste abbiano una ottimale esperienza quando utilizzano i servizi di rete online come il browser di Google, e tutti i prodotti correlati. Ciononostante, le leggi in alcuni paesi possono anche andare molto al di là di tali politiche, avendo una incidenza sull’accesso alle informazioni su una serie di argomenti.