Cancellare informazioni personali da Google: diritto all’oblio e giornalismo
21 Novembre 2023
Cancelliamo
i Dati Indesiderati
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Viviamo in un’era digitale in cui l’accesso alle informazioni è rapido e diffuso, grazie alla presenza onnipresente di motori di ricerca come Google. Tuttavia, questa facilità di accesso può rappresentare una minaccia alla privacy delle persone, portando all’emergere di dibattiti sulla necessità di proteggere il diritto all’oblio. Questo diritto, che consente alle persone di richiedere la rimozione di informazioni personali obsolete o inappropriate, è al centro di tensione tra la tutela della privacy individuale e la libertà di espressione, in particolare nel contesto del giornalismo online.
Le origini del diritto all’oblio
Originariamente, questo principio è stato riconosciuto dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, qui CJUE, nel celebre caso “Google Spain c. AEPD e Mario Costeja González” del 2014. Costeja González, un cittadino spagnolo, aveva chiesto la rimozione di informazioni relative a un’asta immobiliare per il recupero di debiti, informazioni che erano diventate obsolete. La Corte ha stabilito che i cittadini europei hanno il diritto di chiedere la rimozione di informazioni personali obsolete o non più rilevanti da Google e altri motori di ricerca. A seguito della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nel 2018, per l’appunto l’Unione ha introdotto il GDPR, cioè il Regolamento sulla protezione personali dei dati.
Si pensi al giornalismo, che è un pilastro della democrazia e della società informata. Tuttavia, la necessità di bilanciare la libertà di stampa con la protezione della privacy individuale è diventata una sfida crescente nell’ultimo periodo. Mentre il diritto alla cancellazione dei dati personali dal web, offre un meccanismo per la rimozione delle informazioni personali dai motori di ricerca, i giornalisti spesso si oppongono a ciò, sostenendo che ciò potrebbe minare la libertà di espressione e la capacità di informare il pubblico.
La giurisprudenza sul diritto all’essere dimenticati
In Italia comunque il diritto all’oblio ha trovato rilevanza attraverso diverse pronunce giuridiche che delineano il suo ambito di applicazione. Alcuni dei casi più significativi di seguito.
La cassazione civile 8 febbraio 2022, n. 3952 si pronuncia sulla deindicizzazione come rimedio per evitare l’associazione del nome di una persona a fatti di cui Internet continua a conservare memoria. Questo processo consente di assecondare il diritto della persona a non essere facilmente trovata, bilanciando il diritto alla privacy con la libertà di stampa. Ancora, la Cassazione civile 5 aprile 2012, n. 5525 laCorte accoglie la richiesta di un individuo di aggiornare le informazioni relative a vicende di cronaca giudiziaria pubblicate in una banca dati online. La decisione sottolinea che l’aggiornamento dei dati personali è fondamentale per la loro protezione e prevale sulla memorizzazione nelle banche dati presenti online.