Cancelliamo i dati indesiderati


Site icon Diritto All'Oblio su Google – Come Rimuovere il Proprio Nome dai Risultati di Ricerca

Rimuovere notizie obsolete da Google, leggi questo provvedimento del Garante

Il diritto alla cancellazione dei dati personali, noto anche come “diritto all’oblio”, è una questione importante in relazione alla protezione dei dati personali e alla privacy online. Con l’aumento della quantità di informazioni personali che vengono raccolte, archiviate e condivise online, è diventato sempre più importante garantire che le persone abbiano il diritto di richiedere la cancellazione dei loro dati personali dai siti web e dai motori di ricerca. In primo luogo, le notizie obsolete possono essere dannose per la reputazione di un individuo o di un’azienda. Ad esempio, se un articolo vecchio ma negativo su un’azienda appare in cima ai risultati della ricerca, può influire negativamente sulla percezione dell’azienda da parte dei consumatori.

Il diritto alla cancellazione dei dati personali in rete 

Il diritto alla rimozione dei dati personali , ovvero anche diritto all’oblio, può essere esercitato in determinate circostanze, come quando i dati non sono più necessari per gli scopi per i quali sono stati raccolti, o quando una persona revoca il proprio consenso al trattamento dei propri dati personali. Inoltre, le persone hanno il diritto di chiedere la cancellazione dei loro dati personali se essi sono stati raccolti e trattati in violazione delle leggi sulla protezione dei dati personali. 

Il provvedimento dell’Autorità Garante della privacy

Il provvedimento del 24 giugno 2022 emesso dalla Autorità Garante per la Privacy italiana, conferma quanto detto sino a questo momento. La vicenda in questione origina dalla richiesta di rimozione da parte di un soggetto, vale a dire il reclamante che rappresentava aver avuto una discussione animata, o meglio una lite, con un proprio compaesano, un giornalista freelance. L’episodio litigioso si concludeva il giorno susseguente ai fatti con la “completa riappacificazione dei due contendenti”, vero è che la querela, che era stata depositata veniva ritirata dallo stesso giornalista il giorno successivo a quello della lite. 

La richiesta di deindicizzazione veniva rigettata da Google, in quanto secondo lo stesso sussisterebbe un interesse generale alla reperimento delle informazioni summenzionate, partendo proprio dal nominativo del reclamante.

Le motivazioni di Google sul diniego del diritto alla deindicizzazione

Preliminarmente è bene inquadrare il ruolo centrale di Google nelle controversie ch hanno ad oggetto l’eliminazione o la deindicizzazioni di determinate notizie dalla rete. Google è uno dei principali motori di ricerca al mondo e raccoglie una quantità considerevole di informazioni personali degli utenti. In Europa, il diritto alla cancellazione dei dati personali è stato formalizzato dalla normativa sulla protezione dei dati personali, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, anche definito come GDPR. Questo regolamento chiarisce che chiunque ha il diritto di chiedere la cancellazione dei loro dati personali da parte di qualsiasi organizzazione che li tratta, compreso Google.

Secondo il colosso americano, come si legge compiutamente nel provvedimento del Garante, vi è la “insussistenza del requisito del trascorrere del tempo”, il quale non permette di considerare che i contenuti cui siffatte Url fossero state pubblicate nell’aprile 2020, alcuni giorni dopo l’episodio in questione. Ancora, altro motivo di diniego è il ruolo ricoperto nella vita pubblica dal reclamante, il quale ha un ruolo politico nel consiglio comunale di quel paese.

La risposta del Garante Privacy 

Alla luce delle considerazioni suesposte, e visto il recente episodio di cronaca locale, il Garante ha inteso dirimere la controversia nel senso che “non sussistono i presupposti per ritenere legittimamente invocabile il diritto all’oblio nel caso di specie”.

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