Il diritto all’oblio è considerato come una forma di garanzia consistente alla non diffusione o divulgazione, senza specifici motivi, di informazioni o notizie che possono costituire un precedente pregiudizievole dell’onore e alla reputazione di una persona, per tali intendendosi principalmente i precedenti giudiziari di una persona. Il diritto ad essere dimenticati online invece consiste nella cancellazione dagli archivi online, anche a distanza di anni, di tutto il materiale che può risultare sconveniente e dannoso per soggetti che sono stati protagonisti in passato di fatti oggetto di cronache. Preposto al controllo è il Garante Privacy, il quale deve attenersi a delle regole precise, quali quelle inserite nell’art. 17 del GDPR al fine di concedere il diritto all’oblio al richiedente.
Ai sensi dell’art. 17 del Regolamento (UE) 2016/679 il diritto all’oblio viene configurato come quel diritto alla rimozione dei propri dati personali in forma rafforzata. Si prevede, infatti, l’obbligo per i titolari del Trattamento dei dati, laddove vengano “reso pubblici” i dati personali dell’interessato: ad esempio, pubblicandoli su un sito web, di informare della richiesta di cancellazione altri titolari che trattano i dati personali cancellati, compresi “qualsiasi link, copia o riproduzione”.
Lo stesso assume un campo di applicazione più esteso di quello di cui all’art. 7, comma 3, lettera b), del Codice, poiché l’interessato ha il diritto di chiedere la cancellazione dei propri dati, per esempio, anche dopo revoca del consenso al trattamento.
Quali sono i paesi con il maggior numero di richieste di rimozione di notizie lesive dell’onore degli interessati
In questo articolo andiamo a vedere quali sono i paesi con il maggior numero di richieste di rimozione di notizie lesive dell’onore degli interessati. Volendo fare un piccolo sunto abbiamo al primo posto la Russia con il maggior numero di richieste di rimozione negli ultimi dieci anni , quasi dieci volte la Turchia che invece ha un meritatissimo secondo posto. Nel 2020, gli Stati Uniti hanno inviato a Google il numero più basso di richieste di rimozione (596) dal 2012. Ancora, la Corea del Sud ha fatto il secondo maggior numero di richieste nel 2020 , quasi raddoppiando il suo totale decennale.
La Russia al primo posto
Analizzando i dati raccolti in Russia possiamo ben notare come questa risulti essere in testa alla classifica con il maggior numero di richieste di rimozione per diritto all’oblio. Così ripartiti: un quarto circa il 25,39% delle 123.606 richieste della Russia è stato presentato solo nel 2020. Questi dati, da soli bastano a far vedere come le cifre siano maggiori di qualsiasi altro paese in un periodo di tempo anche molto più lungo di qualsiasi altro paese. La causa principale delle richieste di rimozione è stata la sicurezza nazionale, il 2020 è stato alimentato da un enorme balzo in avanti negli avvisi di violazione del copyright.
La diffamazione è il motivo principale per le richieste di rimozione tra i paesi più esigenti
Tuttavia anche altri paesi hanno un buon numero di richieste di rimozione delle notizie pregiudizievoli e dunque di beneficio del diritto all’oblio, ed il motivo principale sono i reati di diffamazione che vengono commessi per lo più in tutto il mondo attraverso il mezzo dell’internet.