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Site icon Diritto All'Oblio su Google – Come Rimuovere il Proprio Nome dai Risultati di Ricerca

Eliminare notizie da Google, regolamento EU

La sentenza di cui si parla in questo articolo, emessa dalla Corte di Giustizia pone l’accento su un problema molto importante al giorno d0oggi, il c.d. diritto alla deidicizzazione. In breve preme operare una specificazione, il diritto all’oblio è un principio giuridico che consente a un individuo di richiedere di eliminare notizie da Google, in modo che non siano più accessibili al pubblico. Il diritto alla deindicizzazione, d’altra parte, è un principio che consente a un individuo di chiedere che i propri dati personali siano rimossi da un motore di ricerca, in modo che non siano più visibili nei risultati della ricerca.

Anche se entrambi i principi mirano a proteggere la privacy, il diritto all’oblio presuppone proprio la cancellazione di siffatti dati, mentre il secondo presuppone una non corrispondenza tra la quei di ricerca e l’articolo, che comunque resterà visibile sulla pagina del webmaster. La Corte ha stabilito, con non poche pronunce che i diritti alla privacy e all‘oblio devono essere bilanciati con il diritto alla libertà di espressione.

La sentenza chiarisce che la deindicizzazione non può essere una forma di censura o di limitazione della libertà di espressione, ma deve essere utilizzata solo per proteggere la privacy e l’onore delle persone. La sentenza fornisce anche una guida su come i motori di ricerca possono adeguatamente gestire la rimozione dei collegamenti senza compromettere l’esercizio della libertà di espressione. In questo contesto, il diritto all’obliogioca un ruolo importante, consentendo alle persone di rimuovere informazioni personali da Google e ad altri motori di ricerca quando queste informazioni diventano obsolete, irrilevanti o dannose per la loro reputazione. Questa pratica non solo protegge la privacy individuale,

Il fatto da cui scaturisce la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea

La Corte di Giustizia europea ha recentemente dato una precisa definizione dei limiti entro i quali deve operare la deindicizzazione, il processo con cui i motori di ricerca rimuovono i collegamenti a contenuti online che possano ledere la privacy o l‘onore delle persone. La sentenza, emessa in una causa intentata dal tedesco Maximilian Schrems nei confronti di Google, ha stabilito che la rimozione di tali collegamenti non può compromettere l‘esercizio della libertà di espressione.

Il caso in questione è il seguente. Il caso c.d. Schrems, dal soggetto promotore della causa, è stato introdotto nel 2018, quando Schrems ha chiesto a Google di rimuovere alcuni collegamenti che si riferivano a una notizia falsa pubblicata nel 2016 dal quotidiano austriaco Krone. La notizia accusava Schrems di aver violato la legge sulla privacy. Il Tribunale di Vienna ha successivamente stabilito che la notizia era infondata e ha ordinato al giornale di smettere di pubblicarla. Tuttavia, la notizia era ancora facilmente accessibile tramite i motori di ricerca. Schrems ha quindi presentato una richiesta di deindicizzazione a Google, chiedendo che i collegamenti alla notizia venissero rimossi dai risultati della ricerca. 

I confini tra oblio e libertà di espressione

La Corte di Giustizia ha stabilito che Google ha un obbligo di rimuovere i collegamenti, ma non di modificare i contenuti alla base dei collegamenti. Altresì viene stabilito come che la rimozione di tali collegamenti non può interferire con l’esercizio della libertà di espressione. La libertà di espressione, infatti, è un diritto fondamentale riconosciuto dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Pertanto, la deindicizzazione non può essere utilizzata per censurare o limitare l’espressione di opinioni o di informazioni di interesse pubblico.

Quindi, la CGUE ha stabilito che quando si effettua la deindicizzazione, i motori di ricerca devono assicurare che i contenuti siano adeguatamente archiviati in modo che siano accessibili in futuro. La corte ha affermato che l’accesso a questi contenuti deve essere garantito in modo da poter garantire che l’esercizio della libertà di espressione non sia compromesso. Ancora, punto fondamentale è che i motori di ricerca devono prendere in considerazione la natura dei contenuti e la loro rilevanza per la pubblica opinione quando si effettua la deindicizzazione.

Infatti, è ormai accezione consolidata l’importanza di bilanciare i diritti previsti dall’articolo 7 e 8 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE e quelli previsti dall’articolo 11 della stessa Carta, per garantire che la richiesta di deindicizzazione sia valutata con le dovute considerazioni.  In conclusione, dunque, la Corte di Giustizia ha affermato che i motori di ricerca devono anche considerare se la rimozione di un collegamento compromette l’esercizio della libertà di espressione o se il contenuto è di interesse pubblico.

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