Il termine diritto all’oblio Google ha portato alla luce una delle questioni più delicate e complesse nel rapporto tra tecnologia, privacy e libertà di informazione. Questo concetto sfida le fondamenta stesse delle società moderne, poiché cerca di bilanciare il diritto individuale alla privacy con l’accesso pubblico alle informazioni. In molti paesi, siffatto diritto all’essere dimenticati è stato riconosciuto e normatizzato. In proposito, si tenga presente l’Europa, dove nel 2018 è stato varato il Regolamento sulla protezione dei dati personali, ad oggi conosciuto con il nome in acronimo di GDPR.
Definizione di diritto all’oblio
Il diritto all’oblio è un concetto giuridico, che si riferisce al diritto di un individuo di richiedere la rimozione o l’oblio di informazioni personali o eventi passati dal pubblico dominio. Per essere precisi, questo particolare concetto giuridico è nato come risposta al fatto che le informazioni online possono essere facilmente accessibili e persistenti nel tempo, creando potenziali impatti sulla reputazione e sulla privacy delle persone. La questione è diventata particolarmente rilevante con la proliferazione di motori di ricerca, come Google, che archiviano una vasta quantità di informazioni personali e storiche.
Europa: il pionierismo nella regolamentazione del diritto all’oblio
Dunque, come fatto presente nel paragrafo che precede, l’Unione Europea ha assunto un ruolo di primo piano nella regolamentazione del diritto all’oblio. Nel 2014, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, attraverso una sentenza ormai nota con il nome di sentenza Costeja, dal soggetto che aveva chiesto per la prima volta di cancellare notizie da internet, ha stabilito che i cittadini dell’UE possono richiedere ai motori di ricerca di rimuovere informazioni obsolete o non pertinenti dai risultati di ricerca laddove questi creino un danno alla propria reputazione. Questo ha portato alla creazione di un quadro normativo che consente alle persone di chiedere la rimozione di informazioni personali, a condizione che non ci sia un interesse pubblico prevalente nell’accesso a tali informazioni.
Il caso della Francia
Google ha recentemente rifiutato di conformarsi alla richiesta della Francia di un “diritto all’oblio” globale. L’autorità francese per la protezione dei dati, la Commissione Nazionale per l’Informatica e le Libertà (CNIL), ha ordinato a Google di applicare il diritto all’oblio a livello globale, non solo in Europa. Ciò significa che, se una persona richiede la rimozione delle proprie informazioni dai risultati di ricerca, esse devono essere rimosse da tutte le versioni di Google, non solo quelle europee.
Il team di Mountain View ha argomentato che ciò equivale ad una forma di censura ed è una violazione della libertà di espressione. In più, ha anche sostenuto questo creerebbe un pericoloso precedente per altri paesi che potrebbero voler imporre le proprie regole su Internet. Google ha dichiarato di essere disposto a collaborare con le autorità per la protezione dei dati in tutto il mondo, ma non si conformerà alla richiesta della Francia di un diritto all’oblio globale.
L’importanza del GDPR nel contesto Europeo
C’è da dire che il GDPR è stato concepito per preservare i dati personali degli individui, richiedendo alle aziende di ottenere un consenso esplicito prima di raccogliere o elaborare qualsiasi informazione di carattere personale. Il rifiuto di Google di adeguarsi a tali regolamenti ha minato l’efficacia di questa iniziativa, permettendo alle aziende di acquisire e trattare dati personali senza il necessario consenso esplicito degli utenti. Questa situazione ha contribuito all’aumento della raccolta e dell’elaborazione di informazioni personali senza la conoscenza o il consenso dei diretti interessati, con potenziali e gravi impatti sulla salvaguardia della privacy individuale.