Nel contesto della società digitale in cui viviamo, dove le notizie si diffondono rapidamente e l’accesso alle informazioni è sempre più ampia, sorgono sfide significative per la tutela della privacy e del diritto all’oblio delle persone coinvolte in cronache giudiziarie. Il diritto all’oblio, o anche il diritto all’essere dimenticati, ha assunto oggigiorno una importante veste, infatti questo è un principio legale che riconosce alle persone il diritto di richiedere la rimozione contenuti obsoleti Google o la deindicizzazione, ove non è possibile la prima, delle informazioni personali dai risultati di ricerca online. Questo diritto si scontra spesso con la cronaca giudiziaria, in quanto le notizie riguardanti processi legali, reati e sentenze possono avere un impatto significativo sulla reputazione e sulla vita delle persone coinvolte.
La libertà di espressione nel nostro ordinamento ed in quelli sovranazionali
La libertà di esprimere il proprio pensiero, sebbene con limiti, è ampiamente riconosciuta nelle fonti sovranazionali. Tra queste, vi sono l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nonché l’articolo 19 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici. In particolare, quest’ultima disposizione offre spunti per analizzare la tensione tra i diversi diritti coinvolti.
Dopo aver riconosciuto a ogni individuo il diritto alla libertà di espressione, nomina che l’esercizio di tale libertà comporta doveri e responsabilità speciali. Pertanto, tale diritto deve essere sottoposto a restrizioni tassative, tra cui il rispetto dei diritti o della reputazione altrui, la salvaguardia della sicurezza nazionale, dell’ordine pubblico, della sanità e della moralità pubblica. In un mondo digitalmente interconnesso, il diritto alla libertà di espressione si scontra spesso con la necessità di tutelare la privacy ei diritti degli individui. Molte persone si interrogano su “come cancellare le notizie da internet?” o “rimuovere informazioni personali da Google” quando informazioni sensibili o dannose vengono condivise online. In questo contesto,
Sopratutto nell’epoca odierna, la sfida tra il diritto all’oblio e la libertà di espressione è amplificata dal contesto digitale, in cui le informazioni sono facilmente accessibili, archiviate e condivise online. I motori di ricerca e i social media hanno un ruolo cruciale nell’indicizzazione e nella diffusione di informazioni personali, anche quando queste hanno come oggetto un procedimento penale. Ciò significa che anche informazioni obsolete o dannose possono essere facilmente rintracciate e avere un impatto duraturo sulla reputazione e sulla vita delle persone.
Il diritto all’oblio in relazione alla cronaca giudiziaria
Tuttavia se da un lato, il diritto all’oblio mira a proteggere gli individui da eventuali conseguenze negative a seguito di eventi passati o di errori commessi, consentendo loro di ricostruire la propria vita e la propria reputazione. Dall’altro lato anche la cronaca giudiziaria svolge un ruolo fondamentale nell’informare il pubblico su questioni di interesse generale ovvero di c.d. interesse storiografico, garantendo la trasparenza del sistema giudiziario e la responsabilità dei suoi attori.
Invero, trovate un punto di equilibrio tra il diritto alla cancellazione dei dati personali e l’interesse pubblico rappresenta ancora oggi una sfida molto complessa. Basti pensare, facendo un esempio pratico, che le persone coinvolte in vicende giudiziarie hanno giusta ragione di desiderare che i dettagli del proprio caso siano dimenticati nel tempo, specialmente se l’evento è stato risolto o se sono state assolte dalle accuse, come nel caso preveder la Riforma Cartabia introdotta con il D.lgs. 150/2022.
In questo senso, la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha svolto un ruolo cruciale nel delineare i principi relativi al diritto all’oblio e alla cronaca giudiziaria. Secondo le sue decisioni, il diritto all’oblio non è assoluto e deve essere valutato caso per caso, prendendo in considerazione vari fattori, come la natura del reato, la gravità dell’evento, il tempo trascorso e il ruolo pubblico dell’individuo coinvolto.
Il processo mediatico e la contrapposizione con il diritto all’oblio
Proprio nel processo penale si nota questa contrapposizione, infatti, accade spesso che processi penali diventino dei veri e propri casi mediatici, questo non fa bene né al processo stesso, se ancora in fase di giudizio, né tantomeno alle persone offese ed all’imputato. Il processo penale costituisce, dunque, molto spesso, un contesto in cui si muove la libera informazione, ed è proprio l’intersezione tra il processo mediatico e le garanzie del giusto processo e della riservatezza delle persone coinvolte che apre ad una sfida crescente, in quanto entrambi rappresentano dei diritti fondamentali e inviolabili della persona.