Il diritto all’oblio, è stato introdotto in Europa attraverso l’art. 17 del Regolamento (UE) nr. 679/2016 sulla protezione dei dati personali, conosciuto anche come GDPR. Il diritto all’oblio, in poche parole si sostanzia con il diritto di essere dimenticati, e si configura attraverso la rimozione di articoli, link e URL pregiudizievoli dal web. La norma appena citata, configura una serie di ipotesi alla presenza delle quali la persona che ne ha interesse può richiedere, avendo diritto di ottenere dal Titolare del Trattamento, la rimozione delle notizie sul web, che gli recano un danno all’immagine.
Per fare un esempio, un soggetto può richiedere la rimozione del proprio nome da Google o anche la rimozione dalle notizie dalle ricerche Google, soprattutto nei casi in cui i dati personali, ovvero quelli sensibili, non siano più indispensabili tenuto conto degli scopi per cui venivano appresi e diffusi. Ancora, altro caso di rimozione di notizie dal web è inerente al momento in cui l’interessato abbia revocato il consenso al trattamento.
La giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea: la sentenza Costeja
La giurisprudenza con la sentenza Costeja del 2014 si è espressa realizzando quale sia la effettiva importanza del diritto all’oblio. La stessa, data la portata innovativa del suo contenuto ha influenzato, poi, gli orientamenti giurisprudenziali nazionali, i quali sono soliti emettere sentenze dello stesso calibro di quella della Corte di Giustizia.
Google ha cancellato 74 notizie del suo stesso giornale
Nel caso ivi riportato, si nota come il motore di ricerca Google ha eliminato dall’elenco 74 articoli dell’Irish Times relativi all’ex miliardario Seán Quinn e figli. La cancellazione è stata determinata dalle richieste di beneficiare del diritto all’oblio. I fatti eliminati dal motore di ricerca Google, hanno oggetto episodi congruenti con il tentativo della famiglia Quinn di impedire alla società statale Irish Bank Resolution Corporation (IBRC) di assicurare il controllo su un portafoglio immobiliare internazionale dalla valenza di svariati di milioni di euro. Dal canto suo la società, qui in acronimo, IBRC, dichiarava che la famiglia interessata delle notizie pregiudizievoli era riuscita a mettere in pratica un modello tale da ostacolare alla stessa di prendere il controllo delle proprietà loro in affitto. Al contempo la famiglia rispondeva alle accuse mosse dall’IBRC di aver avviato tale piano poiché veniva, a sua volta, ingannata dalla società, la quale gli aveva fatto perdere il controllo dei propri beni nonché degli affitti multimilionari.
La vicenda giudiziaria e l’ottenimento del diritto all’oblio
Ovviamente la vicenda non si è limitata alle sole battaglie sul web, ma è finita in Tribunale. La vicenda giudiziaria è costata milioni di euro ed ha coinvolto diverse giurisdizioni tra cui Ucraina, Russia, Turchia, etc. La vicenda si è conclusa con un accordo nel 2019 tra la famiglia e la società. A seguito della conclusione, facendo propri quei i principi di cui alla sentenza del 2014 Costeja sul diritto all’oblio, l’Irish Times è stato informato a della cancellazione circa 88 di URL, che secondo le ricerche riguardavano la famiglia Quinn.