Il diritto all’oblio considerato oggi dalla dottrina e dalla giurisprudenza prevalente quale diritto di nuova generazione che ha la funzione principale di far ottenere al soggetto interessato l’eliminazione dei dati personali o delle notizie dal web, per non recargli un danno ingiusto, è stato oggetto di numerosi aggiornamenti e speculazioni.
In primo luogo, la disciplina del diritto all’oblio è stata normativizzata a seguito della sentenza Costeja del 2014, ma solo nel 2016 questa entra a far parte tra i diritti che compongono il GDPR.
Come funziona il diritto all’oblio in breve
Il Titolare del trattamento e dei dati personali, il quale possiede nella sua disponibilità quelle informazioni del soggetto che sono state divulgate su un determinato sito web o anche su di una pagina di un social, se rispetta determinati requisiti, conserva l’obbligo di rendere edotto della richiesta di rimozione tutti gli altri titolari che trattano allo stesso modo i dati personali cancellati. Sul punto, ai sensi dell’art. 17 par. II del GDPR si fa riferimento a “qualsiasi link, copia o riproduzioni”.
Il diritto all’oblio e la necessità di avere un VPN efficace
A seguito della digitalizzazione crescente, ed allo stato di quanto riportato sopra appare necessaria la circostanza secondo la quale sempre più utenti, tra cui anche aziende hanno fortemente bisogno di avere un buon VPN al fine di tutelare i propri dati personali ed al fine di aumentare quelli che sono i livelli di sicurezza di tutti i loro servizi. Questa tutela si instaura attraverso la protezione non solo da attacchi informatici, ma anche, in generale, da minacce a tutte quelle informazioni sensibili. Già da qualche anno gli esperti consigliano di utilizzare ed attivare la VPN in caso di connessione ad un hotspot pubblico o allorquando ci si trovi all’estero, ad oggi, con il mutamento dei tempi e delle tecnologie, viene consigliato di non spegnere mai la VPN, in modo tale da celare l’indirizzo IP reale dalle minacce informatiche.
Il NordVPN e la ricerca degli USA
NordVPN ha pubblicato i risultati di un sondaggio dai quali emerge come tra coloro che sono statai intervistati negli stati del Canada, Australia e Regno Unito hanno dichiarato di voler cancellare da internet le proprie informazioni, come per esempio quelle informazioni finanziarie o anche dettagli sui loro appuntamenti e abitudini sessuali. La realtà al momento è che Google non fa quello che gli si viene richiesto, infatti anche nella patria del GDPR, vale a dire l’Europa, in cui Google teoricamente sarebbe costretto alla cancellazione dei dati richiesti dagli utenti, non lo fa. Infatti Google non rimuove i dati, ma li deindicizza.