Nell’accezione moderna il termine “diritto all’oblio” viene inteso come il potere di disporre e controllare i propri dati personali. La conservazione per un tempo indefinito dei dati e, allo stesso modo, l’immediata reperibilita? degli stessi, rappresentano il punto di forza e la debolezza dell’era digitale. Questo e? uno dei profili maggiormente delicati con cui si confronta il tema del diritto all’oblio, cioè?, per le ragioni suesposte, la quasi impossibilita? di obliare le colpe passate con la conseguenza di non consentire, a chi sia stato reo, di ricostruirsi una nuova identita?.
Il diritto all’oblio in Canada
La Corte federale del Canada ha ritenuto che il Personal Information Protection and Electronic Documents Act, SC 2000, c 5 (PIPEDA) si applica ai motori di ricerca su Internet quando indicizzano pagine web e presentano i risultati di ricerca in risposta alle ricerche dei dati personali di un soggetto. La questione che ha determinato la pronuncia della Corte Federale Canadese origina da un rinvio dell’Office of the Privacy Commissioner of Canada (acr. OPC) riferito ad un’indagine avverso un reclamo contro il colosso Google. La denuncia sostiene che Google ha contravvenuto a PIPEDA facendo visualizzare alcuni collegamenti di articoli di notizie contenenti informazioni personali e sensibili sul soggetto che ha proposto reclamo.
La bozza di posizione OPC
In un documento del 2018, nella specie una bozza della posizione di OPC sulla reputazione online, si legge come PIPEDA avesse fornito due meccanismi chiave per “rafforzare il controllo sulla propria reputazione online”; vale a dire che le persone possono:
-in primo luogo contestare l’accuratezza, la completezza e l’attualità dei risultati restituiti per le ricerche sul nome;
-poi, chiedere che tutte le informazioni personali che non sono più necessarie siano eliminate, cancellate o anonimizzate. In questa bozza, l’OPC ha osservato come “il linguaggio di PIPEDA non prevede espressamente i due meccanismi individuati dall’OPC. Tuttavia, come descritto di seguito, tale linguaggio esplicito potrebbe essere incluso nelle previste riforme del PIPEDA ai sensi del disegno di legge C-11”.
La decisione del Tribunale
Il Tribunale, a seguito del procedimento ha emesso decisione in merito alla vicenda, chiarendo che Google in ogni caso raccoglie informazioni personali relativamente alla scansione automatizzata delle pagine Web; per fare un esempio con l’uso di software che servono per accedere in maniera continuativa alle pagine Web e che trasmettono informazioni ai fini della indicizzazione. Ancora, osserva il Tribunale come Google utilizzi tali informazioni personali degli utenti perché “ha bisogno di quante più informazioni possibili per rendere il suo motore di ricerca il più completo e prezioso possibile per gli utenti e, di conseguenza, per gli inserzionisti”. Infine, la funzione di Google è quella di divulgare siffatte notizie personali visualizzando e controllando l’ordine dei suoi “snippet” nei risultati di ricerca.
La conclusione
Dunque, in conclusione il motore di ricerca di Google fornisce un servizio che si presenta gratuito per gli utenti che lo utilizzano, tuttavia la Corte federale ha osservato che gran parte dei ricavi dell’azienda proviene dalla pubblicità che viene visualizzata con i risultati di ricerca. La Corte federale ha così descritto questo come Google che ha “un flagrante interesse commerciale” nel collegare utenti e inserzionisti. A seguito di ciò è stata ritenuta congrua la decisione della Corte che ha ritenuto il funzionamento del motore di ricerca di Google rientrasse nell’ambito di applicazione del paragrafo 4, paragrafo 1, lettera a), del PIPEDA.