Cancelliamo i dati indesiderati


Site icon Diritto All'Oblio su Google – Come Rimuovere il Proprio Nome dai Risultati di Ricerca

Esempi diritto all’oblio Google dal rapporto trasparente dicembre 2022

Capita più spesso di quanto si pensi che navigando in rete ed inserendo il proprio nome e cognome sul motore di ricerca Google si trovino dei contenuti lesivi della propria dignità personale e/o professionale, o ancora informazioni che appaiono essere obsolete o false e che si abbia quindi la necessità che gli stessi vengano rimossi dai risultati di ricerca abbinati al proprio nominativo.

L’esercizio del diritto all’oblio permette e prevede una particolare forma di garanzia consistente nella non diffusione, senza particolari motivi, di informazioni che possono costituire un precedente pregiudizievole dell’onore di una persona, per tali intendendosi principalmente i precedenti giudiziari di una persona.

Dunque, siffatto diritto ad essere dimenticati online consiste nella cancellazione dagli archivi online, anche a distanza di anni, di tutto il materiale che può risultare sconveniente e dannoso per soggetti che sono stati protagonisti in passato di fatti oggetto di cronache. Ai sensi dell’art. 17 del Regolamento (UE) 2016/679 o anche detto GDPR il cosiddetto diritto all’oblio si configura come il diritto alla cancellazione dei propri dati personali in forma rafforzata. Si prevede, infatti, l’obbligo per i titolari del Trattamento dei dati (se hanno “reso pubblici” i dati personali dell’interessato: ad esempio, pubblicandoli su un sito web) di informare della richiesta di cancellazione altri titolari che trattano i dati personali cancellati, compresi “qualsiasi link, copia o riproduzione”. Dunque, in una società caratterizzata da una sempre più crescente digitalizzazione è bene conoscere anche quali sono i dati delle richieste che sono state inviate a Google nel corso del tempo. Analizziamo quelle di dicembre 2022.

Le richieste a Google di diritto all’oblio nel dicembre 2022 

Proprio in Italia Google ha avuto una richiesta di cancellazione riguardante ben 9 articoli che si riferivano alla circostanza secondo la quale il richiedente pagasse delle donne e una ragazza minorenne per prostituirsi. Il richiedente aveva collaborato con la polizia e accettato un patteggiamento.

Google ha rifiutato la cancellazione delle pagine in questione per un motivo molto semplice. In primo luogo considerando la gravità del reato del soggetto che ne faceva richiesta. Il richiedente, invero, ha presentato un ricorso avverso la decisione all’autorità competente per la protezione dei dati personali italiana. In questo senso l’autorità competente per la protezione dei dati personali ha accettato la posizione di Google rifiutando la rimozione e chiudendo il caso con un nulla di fatto.

Richiesta di rimozione contro un blog

Ancora, sempre in Italia è stata inviata a Google una richiesta di rimozione da parte di un imprenditore che chiedeva di cancellare 1 articolo di un blog risalente all’anno 2012 in cui lo stesso era stato accusato di avere stretti legami con un capo mafia. L’articolo conteneva la trascrizione dell’intercettazione telefonica da parte della polizia tra il privato e il capomafia in casa di quest’ultimo.In questo caso Google decideva di rigettare la richiesta a causa dell’interesse storiografico causato dalla vicenda al pubblico. Tuttavia, il garante privacy, competente sulla protezione dei dati personali, ha emesso un ordine, nel quale si sosteneva che non ci fosse nessun procedimento legale ovvero nessuna indagine successiva da parte della polizia sul punto. In questo caso Google ha così seguito le indicazioni della DPA e rimosso il post del blog.

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