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Site icon Diritto All'Oblio su Google – Come Rimuovere il Proprio Nome dai Risultati di Ricerca

La tutela civilista del revenge porn

Il diritto alla rimozione dei dati personali dai motori di ricerca è una dei principali cambiamenti del GDPR. Nella prassi questo tipo di diritto viene comunemente definito diritto all’oblio e viene disciplinato ai sensi dell’art. 17 GDPR.  La disposizione della norma chiarisce che “l‘interessato ha il diritto di ottenere dal titolare del trattamento la cancellazione dei dati personali che lo riguardano senza ingiustificato ritardo e il titolare del trattamento ha l’obbligo di cancellare senza ingiustificato ritardo i dati personali, se sussiste uno dei motivi seguenti: i dati personali non sono più necessari rispetto alle finalità per le quali sono stati raccolti o altrimenti trattati; l’interessato revoca il consenso su cui si basa il trattamento e se non sussiste altro fondamento giuridico per il trattamento; l’interessato si oppone al trattamento e non sussiste alcun motivo legittimo prevalente per procedere al trattamento; i dati personali sono stati trattati illecitamente; i dati personali devono essere cancellati per adempiere un obbligo legale previsto dal diritto dell’Unione o dello Stato membro cui è soggetto il titolare del trattamento; i dati personali sono stati raccolti relativamente all’offerta di servizi della società dell’informazione”.  Negli ultimi decenni si è assistito ad una notevole ingerenza dei fenomeni di violenza psicologica e soprattutto online, come ad esempio il c.d. fenomeno del revenge porn.

La normativa sul revenge porn

Nel caso in cui tu o un tuo parente sia stato vittima di revenge porn è necessario assolutamente consultare un Legale. Ebbene, a fronte dell’aumento dei casi di cui sopra, è stato ritenuto necessario per il legislatore aumentare la tutela a favore delle vittime, soprattutto donne, che hanno visto i loro dati, in particolare foto intime diffuse senza consenso. L’art. 10 della legge 19 luglio 2019 n. 69, ha introdotto l’art. 612 ter che incrimina la Diffusione illecita di immagini o di video sessualmente espliciti. Questo cambiamento è stato operato al fine di far fronte un fenomeno sempre più in crescita tra i giovani e che sta assumendo dimensioni notevoli. 

Cosa fare se si è vittima di revenge porn – la tutela civilistica delle vittime

Oltre alla causa penale, dunque denuncia ed un processo nei confronti di chi ha diffuso le immagini lesive della vittima, l’ordinamento prevede anche una forma di tutela c.d. civilistica, vale a dire quella che si assume per poter ottenere il risarcimento ovvero l’inibizione delle condotte lesive. La prima azione è certamente quella inibitoria, la quale si sostanzia nella emissione da parte del Giudice, dopo aver effettuato gli accertamenti di rito rispetto alla condotta lesiva, un provvedimento che prevede sia la cessazione della condotta lesiva presa in esame che l’ordine di non reiterare la stessa.

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