L’esercizio del diritto all’oblio prevede una peculiare forma di tutela consistente nella non diffusione, senza particolari motivi, di informazioni che possono costituire un precedente pregiudizievole dell’onore di una persona, per tali intendendosi principalmente i precedenti giudiziari di una persona.
Il diritto ad essere dimenticati online invece consiste nella cancellazione dagli archivi, appunto online, anche a distanza di anni, di tutto il materiale che può risultare sconveniente e dannoso per soggetti che sono stati protagonisti in passato di fatti oggetto di cronache. L’art. 17 del Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR), configura il diritto all’oblio come il diritto alla cancellazione dei propri dati personali in forma rafforzata. Si prevede, di fatti, l’obbligo per i titolari del Trattamento dei dati, se hanno “reso pubblici” i dati personali dell’interessato: ad esempio, pubblicandoli su un sito web, di informare della richiesta di cancellazione altri titolari che trattano i dati personali cancellati, compresi “qualsiasi link, copia o riproduzione”. Questo ha un campo di applicazione più esteso rispetto a quello previsto dall’art. 7, comma 3, lettera b), del Codice, poiché l’interessato ha il diritto di chiedere la cancellazione dei propri dati, per esempio, anche dopo revoca del consenso al trattamento. Nel 2014 la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha decretato che gli individui hanno il diritto di chiedere ai motori di ricerca il blocco dei risultati delle query che includono il proprio nome se tali risultati sono incompleti, insufficienti, non più pertinenti o eccessivi. Se si è residenti in Europa e si ha interesse a richiedere il blocco su Bing dai risultati di ricerca correlati al proprio nominativo può essere compilato il modulo messo a disposizione da Microsoft al seguente modulo.
Come compilare il modulo
Nella prima parte del modulo ci si dovrà identificare inserendo anche i dati relativi alla residenza ed alle informazioni di contatto specificando inoltre il nome utilizzato come query di ricerca che genera il risultato che si desidera venga bloccato. Nell’ultima parte della prima sezione c’è la possibilità di caricare la documentazione che confermi le informazioni inserite nei formati file: jpg, png, docx e pdf. Nella seconda parte si dovrà invece specificare il proprio ruolo nella società o nella comunità relativamente a:
-figura politica;
-persona famosa o simili;
-insegnante;
-membro del clero;
-leader;
-poliziotto;
-medico e simili.
A questo punto, si dovrà specificare l’URL (Uniform Resource Locator), il quale rappresenta l’indirizzo univoco di un file o una pagina Web accessibile su Internet. Identificato l’URL o gli URL per cui si richiede il blocco dai risultati di ricerca Bing, occorre che si specifichi il motivo della richiesta scegliendo, ad esempio, la voce “informazioni inesatte o false, incomplete o inadeguate…”. Infine bisognerà inserire il proprio nome in “firma elettronica” ed inviare il modulo affinché Microsoft possa elaborare la richiesta.