Con la Riforma Cartabia approvata anche in Senato lo scorso 4 ottobre, è cambiata la concezione ed alcuni aspetti del diritto all’oblio, facendo in modo che si attuasse una vera e propria Riforma penale per cancellare notizie da Google nel 2022. Essa raccoglie varie deleghe che il Governo dovrà attuare entro un anno dall’entrata in vigore della legge e, tra i vari lunghi articoli, quello più interessante per le nostre tematiche è sicuramente il nuovo punto di incontro che si è raggiunto tra diritto processuale penale e diritto della privacy. Con la Riforma Cartabia, difatti, si è assistito ad un vero e proprio rafforzamento del diritto all’oblio in ambito giudiziario, eliminando ogni ambiguità (che prima caratterizzava molti casi di richieste di rimozione a motori di ricerca, e non solo) in alcune particolari situazioni d riabilitazione della reputazione personale.
Il diritto all’oblio prima della Riforma Cartabia
Già Secondo l’articolo 27, comma 2 della Costituzione, innanzitutto, ogni individuo gode della presunzione di innocenza, uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda il connesso diritto alla riservatezza. Così come tale principio di riservatezza viene disapplicato quando il dichiarato si presenta come colpevole, lo stesso trattamento dei dati e delle notizie dovrebbe essere applicato anche quando il soggetto interessato conclude il processo con una sentenza di archiviazione o di assoluzione. Spesso infatti, anche in questi ultimi casi, il diretto interessato continua ad essere associato su internet a fatti a cui è stato dichiarato estraneo e non viene fatta chiarezza tra il suo diritto alla riservatezza e la cronaca in ambito giudiziario. Il diritto all’oblio, anche prima della Riforma Cartabia, è quindi sempre consistito in questo: un individuo ha diritto, secondo il Regolamento Europeo Generale per la Protezione dei Dati, a richiedere la deindicizzazione di un contenuto personale che risulta collegato al suo nome ma che purtroppo è ormai inadeguato, irrilevante, eccessivo, offensivo o non più rilevante per l’interesse pubblico.
Per riabilitare il proprio nome e rimuovere notizie da Google prima della Riforma Cartabia, ad esempio, bisognava quindi compilare un modulo predisposto dal motore di ricerca per il diritto all’oblio ed attendere l’analisi da parte del team specializzato di Google. Seguendo i criteri stabiliti dall’art.17 del GDPR, poi, questo team avrebbe accettato o respinto la richiesta di rimozione dell’utente. Cosa cambia invece ora con la Riforma Cartabia?
Il diritto all’oblio su Google dopo la Riforma Cartabia
Se prima bisognava attendere in qualsiasi caso la risposta del motore di ricerca, del webmaster o del Garante della Privacy nel caso in cui si facesse ricorso, ora con la Riforma Cartabia la rimozione di notizie da Google avviene in maniera automatica in alcuni casi: con questa riforma è stato infatti disposto il beneficio del diritto all’oblio e quindi la deindicizzazione automatica delle notizie nel caso in cui esse siano attinenti a procedimenti penali conclusi con archiviazioni, sentenze di non luogo a procedere o assoluzioni. In queste situazioni, quindi, se un utente desidera che la notizia collegata al suo nome non appaia più sul motore di ricerca, può direttamente comunicare tale condizione al Garante della Privacy, che emetterà senza ritardo un provvedimento di deindicizzazione dalla rete internet delle notizie negative collegate a tale processo.