Il 23 Settembre 2021 è stata approvata anche al Senato la Riforma del processo Penale, anche conosciuta come Riforma Cartabia, ovvero un provvedimento che conferisce varie deleghe da attuare entro un anno dall’entrata in vigore della legge. Tra i vari aspetti trattati da questa riforma, quello forse più interessante è l’evoluzione del rapporto tra diritto processuale penale e diritto alla privacy: con questa riforma, infatti, viene rafforzato il diritto all’oblio in ambito giudiziario, ambito in cui è stato sempre difficile trovare il giusto punto di incontro tra diritto di cronaca e diritto all’oblio del singolo. Vediamo insieme come ha influenzato il mondo legale questa novità della Riforma penale per cancellare notizie da Google nel 2022.
Diritto all’oblio: equilibrio tra riservatezza e cronaca giudiziaria
Come previsto dall’art.17 del Regolamento (UE) 2016/679, il diritto all’oblio consiste nella rimozione delle proprie informazioni personali da siti web, motori di ricerca o altri responsabili del trattamento di dati personali, in casi di danneggiamento ingiustificato della propria privacy e reputazione online. I casi più discussi della giustizia penale, infatti, sono proprio quelli relativi alla riservatezza, strettamente connessa alla presunzione di innocenza. Quando quindi un soggetto termina la propria vicenda processuale con una sentenza di archiviazione o assoluzione, o semplicemente quanto il trascorrere del tempo rende minimo o nullo l’interesse al trattamento di determinate informazioni, i dati personali presenti online non sono più necessari alle finalità per cui erano stati inizialmente raccolti (condizione di cui al par.1 lett.a dell’art.17 GDPR), motivo per cui il soggetto non dovrebbe più trovarsi associato a tali fatti a cui è stato ormai dichiarato estraneo. Su questo tema del corretto bilanciamento tra diritto all’oblio e diritto di cronaca, già l’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione del 20 marzo 2018 n. 6919 aveva stabilito che il diritto di cronaca potesse prevalere su quello all’oblio solo in alcuni casi, tra cui il contributo della diffusione della notizia ad un dibattito di interesse pubblico, la notorietà del soggetto in questione e la preventiva informazione dell’interessato per replicare eventualmente prima della divulgazione della notizia. Soprattutto il trascorrere del tempo, inoltre, è il criterio che più frequentemente può mutare il rapporto tra i due diritti, in quanto più tempo passa e più viene meno l’interesse pubblico nell’accedere alla notizia.
Le novità della Riforma Cartabia: richieste al Garante della Privacy
Tuttavia, può capitare che anche a distanza di anni, cercando un nome e cognome su un motore di ricerca, ad esempio, si possano reperire notizie risalenti a molti anni prima che ancora associano un soggetto all’intera vicenda, continuando quindi ad avere un impatto drastico sulla reputazione dell’individuo. Dunque, proprio su questo aspetto così delicato interviene uno degli emendamenti della Riforma Cartabia, per rafforzare la tutela della privacy. Premettendo però, che non ci sarà una vera e propria cancellazione dei risultati online, ma solo una loro deindicizzazione, la riforma penale in questione consiste in un’integrazione all’art. 154-ter e prevede che i decreti di archiviazione, le sentenze di non luogo a procedere e le sentenze di assoluzione “costituiscano un titolo per l’emissione senza indugio di un provvedimento di deindicizzazione dalla rete internet dei contenuti relativi al procedimento penale”. In questi casi, quindi, la procedura di deindicizzazione verrà resa molto meno farraginosa e, senza passare prima per la richiesta di deindicizzazione a Google, per cancellare notizie personali da Google nel 2022 si potrà fare richiesta in questi casi di assoluzione direttamente al Garante per la Protezione dei Dati Personali. Non si rischierà quindi di incorrere in un rifiuto per qualsiasi motivo tecnico o legale da parte del motore di ricerca.
Si tratta di una riforma fondamentale per il diritto alla riservatezza dell’individuo, in un mondo in cui ormai il protrarsi delle vicende giudiziarie o il semplice coinvolgimento casuale o involontario in qualche tipo di condanna può macchiare a vita la reputazione di una persona.