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Diritto all’oblio su Facebook, sentenze recenti

Diritto all’oblio su Facebook, sentenze recenti

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Con la sempre più crescente digitalizzazione, e la c.d. era digitale, è sempre più preoccupante l’utilizzo smodato dei social network, i quali molto spesso possono essere una vera e propria arma per rovinare la reputazione online di altri soggetti. È bene però tenere sempre a mente che ogni azione ha una sua conseguenza, così come quelle online. Per questo motivo è stato introdotto il regolamento sulla protezione dei dati personali nel 2018, il quale ha dato una tutela, seppur non preventiva, alle ipotesi di diffusione di notizie, vere ancorchè risalenti ovvero fasulle che circolano in rete.

Il diritto all’oblio su Facebook: le sue applicazioni

Il diritto all’oblio su Facebook è una delle preoccupazioni più grandi della nostra epoca. Si tratta di una questione delicata che ha a che fare con i nostri diritti di privacy e con la possibilità di controllare cosa viene pubblicato sul nostro profilo personale. È una questione che preoccupa soprattutto i giovani e le persone che fanno uso di questo social network per scopi commerciali. Ai sensi dell’art. 17 del GDPR e secondo una interpretazione orientata di suddetta norma è possibile affermare che chiunque ha il diritto di eliminare notize dal web o modificare qualsiasi informazione o post pubblicato sul proprio profilo, se questo è ritenuto offensivo o dannoso per la propria persona.

Fare richiesta di cancellazione a Facebook

Invero, ci sono alcuni casi in cui un utente può richiedere la rimozione di un post o di una foto, come ad esempio se questi contengono contenuti che violano le leggi sulla privacy o la proprietà intellettuale, oppure se sono stati pubblicati senza il consenso dell’utente. In questo senso, laddove un utente ritenga che le sue informazioni personali siano state violate sul proprio profilo Facebook, può inviare una richiesta di rimozione al social network Facebook. Se non si riceve alcuna risposta dal team di Facebook, cosa molto improbabile in quanto lo stesso risponde nel tempo di 3 o 4 giorni, l’utente può fare una richiesta al Garante Privacy per il tramite di un avvocato specializzato in diritto all’oblio sui social network.

La diffamazione sui social network, un confine labile con il diritto all’oblio

Appare molto frequente e possibile che un post risulti essere oltre che denigratorio per la reputazione altrui anche diffamatorio, bene potendo questo consumare gli estremi di un reato. In questo frangente è bene tenere presente che l’utente può sporgere denuncia alle autorità competenti. Se la reputazione è stata danneggiata a causa di un post o di una foto diffamatori, è possibile fare denuncia per “diffamazione a mezzo stampa”.

Le sentenze recenti in tema di diritto all’oblio su Facebook

La giurisprudenza si è occupata di questo particolare aspetto tanto è vero che qui si riposta una particolare e una recente sentenza in cui la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha condannato Facebook per aver violato le leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati personali degli utenti. La sentenza riguarda un caso di commercio illegale di dati personali attraverso la piattaforma Facebook.

Il commercio di dati di Facebook

Secondo la sentenza, Facebook ha violato le normative sulla privacy e sulla protezione dei dati personali degli utenti, consentendo a terzi di ottenere dati personali a scopo di lucro. I dati in questione includevano informazioni sulla posizione e sui contatti degli utenti. La condanna di Facebook è un segnale importante per le aziende che utilizzano le piattaforme digitali per raccogliere e trattare dati personali. La sentenza dimostra che le aziende devono essere responsabili del modo in cui gestiscono i dati personali degli utenti e che devono soddisfare gli standard di protezione dei dati previsti dalle leggi europee sulla privacy. Inoltre, la sentenza evidenzia che le aziende devono prendere provvedimenti per impedire a terzi di accedere e utilizzare i dati personali degli utenti. Devono inoltre assicurarsi che i dati personali degli utenti siano trattati solo per scopi legittimi e che non vengano utilizzati per scopi illeciti o commerciali. Facebook ora dovrà rispondere della violazione delle leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati personali, pagando una sanzione pecuniaria e adottando provvedimenti per prevenire ulteriori violazioni. Questa sentenza ha un impatto significativo su come le aziende trattano i dati personali degli utenti. La sentenza dimostra che le aziende devono adottare misure adeguate per proteggere i dati personali degli utenti e che devono evitare di utilizzare i dati personali degli utenti per scopi illeciti o commerciali.

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